«Non c'è nulla di sorprendente come la vita. Tranne lo scrivere.» (Ibn Zerhani)

«La lettura rende un uomo completo, la conversazione lo rende agile di spirito e la scrittura lo rende esatto.» (Francis Bacon)

«Si legge quello che piace leggere, ma non si scrive quello che si vorrebbe scrivere, bensì quello che si è capaci di scrivere.» (Jorge Luis Borges)

giovedì 25 febbraio 2016

"La crisi dell’editoria" di David Pacifici









La crisi dell’editoria è principalmente una crisi di identità dell’editoria stessa. Negli ultimi 20 anni abbiamo assistito ad una trasformazione genetica del settore un cambiamento che direi irreversibile. Le cause sono in parte imputabili a fattori esogeni che riguardano principalmente l’arrivo del web. Dobbiamo però constatare che all’arrivo dello tzunami internet, l’editoria era già minata al suo interno.

Tra le cause interne che hanno portato allo sgangheramento del mondo editoriale annovererei:

1) Concentrazione dei gruppi editoriali e integrazione indiscriminata a monte e a valle, con la creazione di veri e propri moloch, ingestibili sia da un punto di vista organizzativo che finanziario con diseconomie di scala crescenti. Nelle ultime due decadi abbiamo assistito a una crescita senza ostacoli delle maggiori case editrici che hanno via via inglobato al loro interno stamperie, società di distribuzione, catene di librerie e altri marchi editoriali. Modificando il mercato da concorrenziale a oligopolistico, e quindi creando situazioni di squilibrio e rafforzando posizioni sul mercato, schiacciando la piccola editoria e la pluralità di espressione. Il rovescio della medaglia è stato la disorganizzazione imperante e la perdita di efficienza nelle decisioni strategiche sia editoriali che commerciali e logistiche che si sono fatte sentire in periodo di contrazione dei mercati.

2) Scomparsa all’interno delle case editrici di intellettuali e comitati scientifici. Nei gruppi editoriali le figure pensanti danno fastidio perchè intralciano le decisioni gerarchiche. Nelle ultime due decadi gli intellettuali che rappresentavano l'anima dei vari progetti editoriali sono stati progressivamente eliminati. Non per niente abbiamo assistito a una omologazione dei prodotti editoriali e delle collane.

3) Passaggio generazionale delle classe imprenditoriale e a cascata del management . Al posto dei vecchi editori si sono succeduti i figli dei figli, in genere non all’altezza della generazione precedente.

4) Management cooptato da altri settori non in grado di capire le peculiarità di un settore così particolare delicato come quello editoriale.

5) Mancanza o quasi di scouting e di investimento sull’autorialità. Da anni le case editrici preferiscono rivolgersi all'acquisto di best seller esteri. Si è creduto ingenuamente di sfruttare gli investimenti del marketing dei partner esteri creando così una situazione di impoverimento nei propri cataloghi.

6) Politiche commerciali tutte orientate al saturation-cell: il marketing principale è stato quello di occupare senza ritegno scaffali in libreria attraverso politiche aggressive di sovrasconti e tredicesime (1 copia omaggio ogni 12 libri) indipendentemente dalla vera qualità dei prodotti editoriali.

7) Il gioco perverso della resa incondizionata che ha gonfiato fatturati e logiche di produzioni spostando l’asse verso una logica finanziaria e non economica. La caratteristica del mercato editoriale è la possibilità da parte del libraio di rendere il libro quando vuole senza scadenza. La vendita al libraio viene definita tecnicamente sell-in, la vendita all'acquirente invece è chiamata tecnicamente sell-out. I fatturati delle case editrici sono sui sell-in, quindi delle cambiali a scadenza. Inoltre per i grandi gruppi editoriali e per le società di distribuzione la movimentazione di grosse somme di denaro ha rappresentato una risorsa finanziaria non indifferente.




Davanti ad una situazioni di questo tipo dove il mercato editoriale è cresciuto senza una vera base aziendale e culturale sulla quale poggiare, l’arrivo del web ha avuto gioco facile.
Adesso assistiamo a editori che pateticamente piagnucolano cercando di elemosinare qualche spicciolo inventandosi grottesche campagne di promozione libro che lasciano il tempo che trovano.
Anche i best sellers degli ultimi anni sono stati casuali e non gestiti dalle case editrici stesse incapaci di capitalizzare il successo.
Direi che a parte qualche raro caso, dove c'è stata logica editoriale intelligente e lungimirante, il resto dell’editoria ha scordato la sua vera funzione e missione, pagando a caro prezzo la stoltezza delle scelte.


©David Pacifici





David Pacifici, ha lavorato per 15 anni in varie case editrici ricoprendo mansioni commerciali e editoriali. Attualmente si occupa di comunicazione sul web.



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