«Non c'è nulla di sorprendente come la vita. Tranne lo scrivere.» (Ibn Zerhani)

«La lettura rende un uomo completo, la conversazione lo rende agile di spirito e la scrittura lo rende esatto.» (Francis Bacon)

«Si legge quello che piace leggere, ma non si scrive quello che si vorrebbe scrivere, bensì quello che si è capaci di scrivere.» (Jorge Luis Borges)

lunedì 22 febbraio 2016

Daimon consiglia di leggere: "Ancóra" di Hakan Gunday



 “Descrivere è il miglior mezzo per pensare e da quindici anni provo a scrivere di tutto ciò che c'è di scioccante e che non capisco”. Anche in questo secondo romanzo Ancóra, Hakan Gunday racconta le contraddizioni del suo paese. la Turchia, dilaniata tra identità occidentale e orientale (è una donna anoressica se guarda dalla parte dell'occidente e obesa se guarda a est, dice Gunday), scissa tra valori tradizionali e ingiustizie, ma anche quelle dell'essere umano oggi, nella nostra società contemporanea dove il male prende forme sempre diverse e la violenza corrompe l''anima di tutti gli individui che devono a un certo punto porsi davanti a una scelta, davanti al precipizio della coscienza. Ancora una volta, come in A con Zeta, Gunday parte dall'infanzia e racconta la perdita dell'innocenza. Stavolta il protagonista è Gaza, figlio di un mercante di uomini, un trafficante di clandestini. Gaza non si limita ad aiutare il padre nei suoi traffici, diventa un vero e proprio tiranno: uccide un uomo lasciandolo soffocare semplicemente perchè si dimentica di accendere l'impianto di ventilazione nel luogo angusto dove questo è rinchiuso, studia come un antropologo i comportamenti delle persone costrette a convivere nella cisterna prima di venire imbarcati, quelle persone che lanciano il loro grido daha, ancora, unica parola turca che conoscono, che nel romanzo assume valenze diverse – ancora acqua ma anche ancora un qualcosa che le completi, ancora vita, ancora speranza; Gaza si adegua al ruolo che la società gli ha cucito addosso, si diverte a provocare risse, stupra e uccide, diventa un piccolo mostro, un manipolatore, un cinico, si sente vivo e legittimato solo in situazioni di violenza tanto che si mette a cercarle, partecipando a linciaggi, a uccisioni, a ingiustizie di ogni tipo. Ma una parte di umanità suo malgrado sopravvive, e prende la voce interiore dell'uomo che ha ucciso, Cuma, l'unico a fargli un regalo, un piccolo origami, una rana di carta. Tenendo stretto il suo talismano, Gaza dovrà confrontarsi con quella parte, seguirla, fino forse a una rinascita. Il libro è duro, estremo, bellissimo, un cazzotto nello stomaco che non si dimentica. Una volta chiuso restiamo a farci delle domande, ci restano davanti agli occhi i bambini di Hakan Ginday, ci chiediamo se riusciranno a superare i condizionamenti sociali che li vogliono far diventare dei criminali o ce la faranno a mantenere un'umanità, una libertà, a costruirsi un'identità indipendente; lo stesso si potrebbe dire della Turchia, che con il dramma dei migranti sembra non uscire da una spirale di violenza, chiusa nella sua cisterna di cemento, dove la realtà purtroppo ogni giorno supera tristemente perfino la fantasia di questo scrittore dotato.  


©Laura Forti

Ancóra 

di Hakan Günday (Autore), F. Bertuccelli 

Marcos y Marcos Editore



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