Cari
amici di Daimon, vorrei presentarvi la mia nuova produzione
drammaturgica, dedicata alla guerra fascista d’Africa; si tratta di
un primo studio, volto a generare una riflessione e un confronto su
tematiche a mio avviso importanti..
Da
tempo lavoro sulle responsabilità italiane durante il fascismo. Ho
scritto e portato in scena spettacoli sulla lotta partigiana e una
trilogia dedicata alla persecuzione e discriminazione degli ebrei,
con particolare riferimento all’applicazione italiana delle leggi
razziali e al campo di concentramento di Fossoli. Adesso mi sembrava
giusto dedicarmi alle guerre coloniali e soprattutto alle vittime di
questi conflitti che non furono affatto brevi e semplici, come
Mussolini aveva affermato. Gas, armi chimiche, fucilazioni,
deportazioni e ogni genere di sopruso hanno caratterizzato il corso di
questa occupazione aggressiva.
E’
nostro dovere elaborare questa memoria insieme al pubblico per
cercare di capire e analizzare le radici di quell’odio, di quel
profondo razzismo che, non affrontato, rischia di invadere anche il
nostro presente e di coprire il passato con un silenzio pericoloso,
come è successo in tutti questi anni.
Questo
spettacolo è naturalmente un piccolo contributo ma ci credo molto:
credo al dibattito, alla discussione, all’informazione.Ve lo
presento qui, su Daimon.
Chi
è interessato mi può contattare a: mail@lauraforti.it
SPICCHIO
D'AGLIO/primo studio
un
progetto di Laura Forti
con
Laura Forti
drammaturgia
di Laura
Forti
regia,
musiche e video di Teo
Paoli
2 ottobre 1935 Mussolini annuncia l'entrata in guerra con l'Etiopia.
L'Italia, già impegnata in passato nella conquista coloniale, adesso sogna il suo impero. Il conflitto dovrà essere breve, rapido, vittorioso; in realtà sarà tutt'altro che indolore e costerà molte spese, moltissime morti e, da parte africana, si risolverà in un vero e proprio genocidio della popolazione locale, deportata, sottoposta a fucilazioni sommarie e privata dei diritti basilari, annientata con i gas e le armi chimiche. Ma l'oltremare non è solo il sogno di conquista dei soldati; anche i civili cadono nel miraggio di accumulare ricchezze in colonia, spinti dall'avidità o costretti all'espatrio per fuggire un destino di fame e miseria.Uno spettacolo per raccontare quel periodo complesso, intrecciando voci e storie: da una parte una famiglia fascista, i Tamietti, nella quale i componenti maschi sperimentano tutti, seppur in modo
diverso, la guerra - intesa come banco di prova della virilità e autoaffermazione di un potere personale vacillante;dall'altra il bracciante Tano, strappato alla sua Maria e alla sua Sicilia, che per un attimo sembra entrare in una storia più grande, quella dell'Impero fascista, per poi venire schiacciato dai meccanismi dello sfruttamento e dei pregiudizi sociali.E poi il fantasma di una donna libica, Spicchio d'aglio, la schiava-bambina che il capofamiglia Alfio ha sedotto durante la sua permanenza in Africa durante le prime guerre dell'Italia liberale, che attraversa epoche e trame e finisce per ricongiungere i destini di tutti in un amaro finale.Per la prima volta nel 1996 l'allora Ministro alla Difesa Domenico Corcione ha ammesso, in un breve comunicato di tre righe, le responsabilità italiane e l'uso di armi chimiche vietate.Uno spettacolo per riflettere insieme su una memoria che per anni è stata rimossa e solo recentemente, grazie soprattutto agli studi di Angelo Del Boca, ha cominciato a essere ricordata e analizzata. Noi, nel nostro piccolo, ci proviamo.
CENTRALE dell’ARTE – via della Vigna Nuova 4 – 50123 FIRENZE mail@lauraforti.it - info@centraledellarte.it
L'Italia, già impegnata in passato nella conquista coloniale, adesso sogna il suo impero. Il conflitto dovrà essere breve, rapido, vittorioso; in realtà sarà tutt'altro che indolore e costerà molte spese, moltissime morti e, da parte africana, si risolverà in un vero e proprio genocidio della popolazione locale, deportata, sottoposta a fucilazioni sommarie e privata dei diritti basilari, annientata con i gas e le armi chimiche. Ma l'oltremare non è solo il sogno di conquista dei soldati; anche i civili cadono nel miraggio di accumulare ricchezze in colonia, spinti dall'avidità o costretti all'espatrio per fuggire un destino di fame e miseria.Uno spettacolo per raccontare quel periodo complesso, intrecciando voci e storie: da una parte una famiglia fascista, i Tamietti, nella quale i componenti maschi sperimentano tutti, seppur in modo
diverso, la guerra - intesa come banco di prova della virilità e autoaffermazione di un potere personale vacillante;dall'altra il bracciante Tano, strappato alla sua Maria e alla sua Sicilia, che per un attimo sembra entrare in una storia più grande, quella dell'Impero fascista, per poi venire schiacciato dai meccanismi dello sfruttamento e dei pregiudizi sociali.E poi il fantasma di una donna libica, Spicchio d'aglio, la schiava-bambina che il capofamiglia Alfio ha sedotto durante la sua permanenza in Africa durante le prime guerre dell'Italia liberale, che attraversa epoche e trame e finisce per ricongiungere i destini di tutti in un amaro finale.Per la prima volta nel 1996 l'allora Ministro alla Difesa Domenico Corcione ha ammesso, in un breve comunicato di tre righe, le responsabilità italiane e l'uso di armi chimiche vietate.Uno spettacolo per riflettere insieme su una memoria che per anni è stata rimossa e solo recentemente, grazie soprattutto agli studi di Angelo Del Boca, ha cominciato a essere ricordata e analizzata. Noi, nel nostro piccolo, ci proviamo.
CENTRALE dell’ARTE – via della Vigna Nuova 4 – 50123 FIRENZE mail@lauraforti.it - info@centraledellarte.it
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